Un ruolo centrale per il fenomeno della longevità è quello assunto dalla medicina che, grazie al notevole sviluppo ottenuto nell’ultimo secolo, può vantare molti passi avanti. Non da meno, invece, è quello che prepotentemente ha rivestito la tecnologia che in poco meno di un decennio ha corso raggiungendo tempi record, degni di un abile velocista. La qualità della vita, insomma, può dichiararsi soddisfatta, dal momento che il suo miglioramento non è più indirizzato solo a pochi eletti, le classi sociali si sono livellate e la nostra popolazione, per la maggior parte, può godere di molti comfort, anche a prezzi considerevoli, ma certo dignitosi.
Nei primi del Novecento, in Italia, i centenari non superavano la cinquantina, oggi se ne contano più di ventimila. Il cambiamento è netto e provocato dalla continua sensibilizzazione dei corretti stili di vita: avere un’alimentazione corretta, svolgere attività fisica puntuale e sottoporsi a periodici controlli medici. Il colpo basso che ha subito questo progresso è quello rappresentato dall’avvento Covid: una catastrofe mondiale. Ma nonostante la media abbia perso punti, la maggior parte degli anziani ha resistito, in particolar modo la classe del ‘20. Il loro patrimonio genetico risulta, infatti, ricco di anticorpi e la tempra robusta deriva dal fatto che quel tipo di generazione è stata esposta a maggiori rischi in età della formazione, poiché erano ancora in divenire tante scoperte scientifiche. Ciò ha reso possibile la costituzione di metabolismi e sistemi immunitari particolarmente resistenti.
L’Italia è uno dei paesi più longevi al mondo, sinonimo di un consistente traguardo, come già è noto. In particolar modo la Sardegna risulta essere la regione più fruttuosa: se ne stimano più di seicento. La terra dei Mamuthones, considerata una delle cinque “zone blu”, ha assunto questa reputazione per via dell’isolamento del territorio, da cui emerge una vita soddisfacente fatta di piccole gioie e poco stress, alimentata dal paesaggio naturale incontaminato che la circonda. Un tasto dolente complessivo, però, è quello che si evince dalla mancanza del ricambio generazionale, poiché le nascite sono in calo. Questa carenza di proporzione potrebbe incidere molto sul futuro del nostro paese su molti piani, soprattutto nel mondo del lavoro e nel risvolto economico che ne consegue, aumentando l’età di pensionamento e ritardando l’ingresso negli impieghi.
Non bisogna dimenticare che gli anziani sono un valore aggiunto, perché sono i fautori di quella che Papa Francesco definisce una vera e propria “rivoluzione della tenerezza”. I nonni in particolar modo simboleggiano i pilastri delle famiglie. Tramite la loro testimonianza vivono mondi distanti, ma che con i loro racconti si tingono di attualità. Il bello del nostro tempo è che nella vecchiaia si è riscoperta una nuova fase della vita, in cui è possibile ancora progettare, sognare, senza finire nella convinta depressione che tutto sia sfumato. I giovani devono tener conto della ricchezza che possiedono, perché riescono a volare solo grazie alle solide radici che i loro nonni hanno saputo germogliare.