Se non fosse da piangere, poiché ricade sulle nostre schiene, ci sarebbe da ridere. Guardare l’operato dei rappresentanti di questo Governo, è come fare una carrellata nella più esilarante e grottesca immaginazione di Crozza, Guzzanti, Paolo e Luca e di tutta la migliore satira politica. Uno “spettacolo” che si rinnova ogni giorno e non smette mai di sorprendere, tanto da oscurare il ruolo serio che dovrebbero portare avanti questi governanti, vista la responsabilità nei confronti del Paese. Fatto sta che tra i tanti record che può vantare la Meloni, non tutti positivi come ci dice lei, c’è sicuramente quello delle figuracce, tra bugie infantili, gaffe da principianti e pantomime che neanche comici consumati come Totò e Peppino avrebbero saputo inscenare. Venendo ai fatti, c’è l’ultima del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, per gli amici Lollo, che il 17 febbraio scorso, nel corso degli “Stati generali del vino”, tenutosi a Roma, si è lanciato nell’improbabile paragone tra acqua e vino, per contestare la proposta di etichettare il vino, con avvertenze per la salute. Ha così sciorinato un terrificante discorso sugli effetti nocivi del bere, dalla sudorazione aumentata, fino ai gravissimi danni per reni, cuore e cervello, per poi concludere con un coup de theatre, per sorprendere gli astanti: “…voi penserete “ammazza quanti danni fa il vino!” ma no! Questa è l’acqua. L’abuso d’acqua può portare alla morte!”. Più che sorpresi i presenti avranno pensato che, al netto degli improbabili effetti dell’acqua sul corpo umano, c’erano i ben più probabili effetti del vino sul discorso del Ministro.
Di fatto si tratta dell’infelice riassunto, di un contestato studio, di dieci anni fa, fatto da un medico della Whitely Clinic, piccola struttura privata di Londra, che il mago Lollobrigida ha tirato fuori, come un coniglio morto, da un cilindro sfondato, pur di mantenere il suo indifendibile punto. Il punto è che questo “delirio vinicolo e acquatico” ha un precedente. Il 28 settembre 2023 il ministro interviene in collegamento, al Festival del Trentodoc, in difesa del comparto vitivinicolo, dichiarando amenità su vino e acqua, che lo avevano subito reso bersaglio di critiche e sberleffi. Del resto l’ex-cognato della Presidente del Consiglio, non è nuovo alle figuracce reiterate. Tristemente nota per lui, è la “fermata ad personam” imposta ad un treno delle Ferrovie di Stato. Il 22 novembre 2023 il ministro Lollobrigida è in viaggio su un frecciarossa verso Napoli. Il treno ha un ritardo di circa due ore e quindi lui impone di fare una fermata su sua richiesta, scende e prosegue con l’auto blu. Un abuso che si trasforma subito in un meme virale. E lui, Lollo l’inarrestabile, invece di mostrare un briciolo di vergogna, si è giustificato spavaldamente, rivendicando che la sua richiesta era necessaria, perché sennò avrebbe fatto tardi all’inaugurazione di un parchetto a Caivano e che alla sua fermata sarebbe potuto scendere chiunque altro. Peccato che gli altri non avessero l’auto blu pronta. Quando la toppa è peggio del buco!
Ma la gaffe più grossa e ironica in tutto questo, è che un Ministro della Repubblica sia rimasto clamorosamente incastrato nei pasticci di un suo collega Ministro della Repubblica, tale Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture. Il Ministro, nonchévice-premier, nonché star dei meme, sul caos dei trasporti ferroviari, che paralizza il Paese da due anni, non riferisce in Parlamento sui trasporti, ma manda il suo vice a dichiarare che non c’è alcun caos. Nel mentre lui riempie i social e le prime pagine, dando la colpa del caos treni ad un chiodo dai superpoteri, poi a dei fantomatici incendi, poi a dei malvagi e misteriosi sabotatori. Intanto il disservizio continua e Salvini, incastrato nella contraddizione infantile, invece di provvedere, la butta sul “Ponte”, mentre pure il suo Partito è stufo di lui e lui leva il suo nome dal simbolo. Forse potrebbe farsi una felpa con la scritta “Caos Treni”! Ma i Ministri di questo Governo, si avvicendano nella giostra di bugie, gaffe e figuracce, quasi a voler primeggiare in un’imbarazzante gara, rubando il mestiere ai comici e lasciando la satira senza parole.
Come dimenticare la serie di simpatici sfondoni, inanellata dall’ex-ministro dell’Istruzione Sangiuliano? Al Premio Strega del 2023, infilò una filippica sul valore della lettura e dei libri in concorso, salvo lasciarsi scappare un terrificante: “Proverò a leggerli!”. “Quindi i libri che sta lodando e premiando non li ha letti?” sottolineò prontamente Geppi Cucciari, conduttrice della serata. “No, sì, vabbè, però…” e a tutti sembrò di sentir partire la ballata di Fantozzi. Al Premio Taormina a giugno 2024, affermò che Colombo avesse circumnavigato il Globo, seguendo le indicazioni di Galileo Galilei. Peccato però che Galilei nacque più di 70 anni dopo la scoperta dell’America. Si vede che il Ministro è sensibile all’emozione dei Premi, ma anche no. Infatti a novembre del 2022, fresco di nomina, tuonò dalle pagine de “Il Giornale”, contro la celebrazione della “solita sinistra” e voleva dalla la Rai una fiction su Oriana Fallaci, che la Rai però aveva già prodotto e trasmesso nel 2015. A gennaio del 2023 dichiarò che Dante fosse il primo teorizzatore della destra italiana, cosa da far accapponare la pelle anche a Barbariccia e Malacoda, demoni dell’Inferno dantesco. Inaugurando una passeggiata romana, ad aprile del 2024, ricordò come Times Square evocasse subito Londra… peccato però che la piazza si trovi a New York. Una leggerissima svista! In questo “valzer dell’ignoranza”, che pietosamente chiamiamo gaffe, si è fatto beccare pure a mettersi i like da solo. Forse è solo sfortunato. La storia, la geografia, i social e i Premi sono tutti contro di lui.
Per fortuna è stato sostituito dal suo “diminutivo”, lo zelante Giuli, che manco arrivato, per dare una certa continuità, il 30 gennaio scorso, in un’interrogazione parlamentare, si è inventato la Provincia di Spoleto, che però è un amabile paese in provincia di Perugia. E come resistere alla tentazione di mettere una toppa peggiore del buco?! Così il neo-ministro, si è messo a tessere le lodi di Spoleto, come grande centro culturale in ogni tempo, tanto da meritare una provincia tutta sua, mentre le schiene dei parlamentari presenti, rabbrividivano al suono delle unghie del ministro Alessandro Giuli, sullo specchio. Ma la creatività e l’arte del ridicolo sono in costante fermento in questo prodigioso Governo. E gli episodi tra gaffe e bugie, si vanno ad intrecciare anche con le ben poco ironiche ed edificanti vicende giudiziarie e governative. In questo contesto non può mancare la premier Meloni, per tutti “Gioggia”, che non è esattamente di buon esempio per i suoi “inciampevoli” ministri, ma è bravissima a prendere in contropiede i suoi imitatori. Lei più che le gaffe, preferisce le bugie e la pantomima. Ricordiamo ad esempio le sue urla scomposte, sui centri di accoglienza migranti, in Albania che: “FUN – ZIO – NE- RAN – NO! Dovessi andarci io a dormire tutte le sere…”. L’ultima sillaba “NO”, è l’unica verità di quella dichiarazione. I centri non hanno funzionato.
Ma una delle più recenti bugie pantomimiche, che ha inscenato la “Gioggia nazionale”, meritare una menzione speciale “cum laude”. Presa dal filone persecutorio, che affligge un po’ tutta la maggioranza in questi ultimi mesi, e dall’avversione per la magistratura, il 28 gennaio scorso “a reti unificate”, ha sventolato un povero foglio, dicendo con disappunto di aver ricevuto un avviso di garanzia e affermando: “Io non sono ricattabile!”. Mancava solo la voce fuori campo dell’ironico Andrea Zalone, a farle da spalla. Solo che quello che ha ricevuto e che ha mostrato, non è affatto un avviso di garanzia, ma un atto dovuto della Procura di Roma, a seguito dell’esposto di tale avvocato Li Gotti, per la vicenda Almasri.
Ora è peggio credere che una Premier non sappia distinguere un avviso di garanzia da un atto dovuto o che una Premier stia prendendo in giro con un falso vittimismo, tutto il Paese? Questo ci porta, dritti dritti, ad un altro simpatico siparietto del Governo. Il 5 febbraio scorso il Ministro della Giustizia Nordio, per giustificare il rilascio del delinquente internazionale Almasri, si è lamentato tra l’altro, che il documento arrivato in merito, fosse in inglese e senza neanche la traduzione. A vederlo pareva un bimbo sperduto! Di rinforzo arriva la dichiarazione di Tajani, ministro degli Interni, che specifica che fossero addirittura 40 le pagine in inglese da tradurre. Dico 40! Difficile immaginare due ministri, con a disposizione due interi ministeri, che non riescano a venire a capo di una quarantina di paginette in inglese. Infatti in molti avranno creduto di essere su “Fratelli di Crozza” e invece no, erano su “Fratelli d’Italia”! Ecco che la realtà, come sempre accade, supera la fantasia. Allora per chi accende incautamente la tv, può capitare di vedere una deputata di FdI, condannata in via definitiva per peculato, che chiameremo Montaruli, ma che in realtà si chiama Montaruli, che ospite in una trasmissione giornalistica il 7 febbraio scorso, si mette a fare “Bau, bau! Bau, bau!” e lo ripete ad oltranza, in faccia agli ospiti in studio e ai telespettatori che, disorientati, non sanno più se stanno vedendo Tagadà oppure Camera cafè. Certo sapete come si dice: “Can che abbaia non morde”. E poi si sa che i cani più sono piccoli più abbaiano! Neanche il tempo di un “Bau” e siamo inondati dalle vicende giudiziarie di Daniela Santanché, o come dicevan tutti Santadeché, ministra del Turismo e ad honorem, ministra delle borsette tarocche che, rinviata a giudizio per falso in bilancio per Visibilia, indagata per truffa aggravata ai danni dell’Inps, indagata per bancarotta fraudolenta per il fallimento di Ki Group, continua a dichiarare orgogliosamente da tutti i pulpiti, che lei non si dimette. Il 25 febbraio ha riferito in Parlamento sulle dimissioni, parlando con serietà di tacchi alti, invidia e collezioni di borse, quelle stesse che pochi giorni prima si è scoperto fossero false e che la potrebbero coinvolgere in un giro di incauto acquisto di merce contraffatta. Sembra di risentire la Cortellesi di qualche anno fa, che le rifà il verso: “Ma certo, sono pluri-indagata e porto il tacco 12, e lo rivendico con orgoglio!”. Tra meme, bugie e video-gaffe, noi continuiamo a sperare che qualcuno governi.