La Natività di Caravaggio: un mistero ancora irrisolto

A oltre 50 anni dal furto, una nuova pista riaccende le speranze di un ritrovamento, e nel frattempo una copia fedele consola gli occhi nostalgici dei visitatori

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Marzo rappresenta un momento molto significativo per l’Italia. Ogni anno, il 21 di questo mese segna la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un’occasione per non dimenticare gli atroci delitti che hanno mietuto vittime innocenti, in particolare coloro che hanno sacrificato la propria vita per lottare questa forma di organizzazione criminale che ancora oggi continua ad agire nell’ombra. Ed è bene ricordare che la mafia non si è sporcata solo di delitti di sangue, ma anche di smembramenti, distruzioni e furti di importanti elementi del nostro patrimonio artistico-culturale. 

Palermo, 1969. È la notte del 18 ottobre quando dei loschi ceffi si introducono nell’Oratorio di San Lorenzo e tagliano la tela presente sull’altare, strappandola dalla sua dimora, dove è rimasta per ben 369 anni. Non è un’opera d’arte qualunque, bensì un capolavoro di Michelangelo Merisi da Caravaggio, la Natività, commissionata da un mercante senese all’artista appena ventinovenne mentre si trovava a Roma. Un’immagine che riflette uno stile inconfondibile, fatto di crudo realismo e di una luce drammatica che permea lo spazio e le figure dall’aspetto umile e popolare. Fu Il mercante senese, che aveva importanti legami commerciali con il Sud Italia, a portarla in Sicilia da Roma. Dopo quella fatidica notte, sull’altare dell’Oratorio rimasero solo il telaio e i segni evidenti del misfatto. 

Il furto diventa un intricato intreccio di mafia e malaffare, guadagnandosi un posto tra i primi dieci furti d’arte più importanti della storia, secondo l’FBI. L’autrice sembra essere proprio la Mafia, Cosa Nostra nello specifico. Per oltre cinquant’anni, le indagini hanno cercato invano di riportare la Natività alla luce. Si sono susseguiti numerosi colpi di scena: il nome dei ladri è ormai noto, le dinamiche del furto sono state ricostruite, e persino il traffico internazionale di opere d’arte è emerso con l’acquisto del dipinto da parte di un antiquario proveniente dal Canton Ticino, il cui nome rimane ancora nell’ombra, essendo l’inchiesta ancora in corso. Il furto ha dato vita a numerose voci e leggende: dal dipinto diventato “scendiletto” di Totò Riina a stendardo nelle riunioni di Cosa Nostra. O forse è stato smembrato, venduto a pezzi, rosicchiato dai topi, distrutto durante il terremoto dell’Irpinia, incendiato. Una vera e propria crime story.

Attualmente, una nuova versione riveduta e ampliata del libro di Michele Cuppone, Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro (edito da Campisano), riaccende le speranze di una soluzione diversa dalla perdita di questo capolavoro inestimabile. Cuppone, attraverso un meticoloso lavoro di ricerca, non solo fornisce nuovi documenti e dettagli inediti, ma offre anche una teoria affascinante: la Natività potrebbe non essere perduta per sempre, bensì che trovi ancora in Svizzera, dove sarebbe stata portata, passando per Milano, già nel 1970. La Commissione antimafia ha recentemente riaperto il caso, dando nuova linfa alle indagini. A distanza di oltre cinquant’anni, il mistero rimane irrisolto, ma la ricerca continua speranzosa.

Nel frattempo, una copia fedele della Natività, trafugata nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, è stata realizzata da Factum Arte, una società specializzata nella creazione di repliche di opere d’arte con sede a Madrid e che può contare sul lavoro di ingegneri, informatici, storici dell’arte e restauratori. Creata utilizzando tecnologie di scansione 3D ad alta risoluzione e tecniche di stampa digitale all’avanguardia, la copia ha permesso di ottenere una riproduzione estremamente fedele all’originale, catturando ogni dettaglio della superficie e dei colori del dipinto. La replica è stata ufficialmente presentata al pubblico nel 2015, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Da allora, è esposta sull’altare dell’Oratorio di San Lorenzo, in attesa che possa un giorno cedere il posto all’originale. Questa iniziativa non solo permette agli occhi nostalgici dei visitatori di ammirare l’opera nel suo contesto originale, ma rappresenta anche un potente e simbolico atto di resistenza contro la criminalità.

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