“Pellegrini di Speranza” è il titolo di questo Giubileo 2025. La Speranza, una delle 3 virtù teologali che, come le sue sorelle fede e carità, secondo la dottrina della Chiesa sono infuse nell’uomo dalla grazia divina. Un titolo d’impatto, un buon auspicio per un futuro migliore per il mondo che tra crisi economiche, guerre e pandemie ha sempre più bisogno di speranza. Il Giubileo è un evento che lascia il segno nella storia e nelle vite delle persone, fedeli e non. Dai cantieri di restauro, il rinnovamento di Roma, fino ad arrivare all’arte e l’estetica. Infatti il Giubileo ha da sempre avuto una stretta connessione con l’arte, ed è non solo un’occasione di riflessione spirituale, ma anche di grande fermento artistico.
Fu Papa Bonifacio VIII, nel 1300, a istituire il Giubileo cristiano, con l’intento di offrire un’occasione di perdono e salvezza. Da allora, ogni 25 anni, e successivamente con cadenze più brevi, Roma ospita un Giubileo che richiama fedeli da ogni parte del mondo, i quali giungono in pellegrinaggio per vivere un’esperienza di purificazione spirituale. Questo evento ha sempre avuto una dimensione universale, facendo di Roma il cuore pulsante della cristianità e un palcoscenico per grandi manifestazioni religiose, ma anche un luogo dove l’arte veniva messa al servizio della fede.
Dalla pittura alla scultura, dall’architettura alla musica, l’arte ha avuto un ruolo fondamentale nel far emergere valori di devozione, speranza e redenzione. L’arte non solo arricchisce l’esperienza dei pellegrini durante il Giubileo, ma contribuisce anche a una comprensione più profonda della fede e della storia della Chiesa cattolica. Otterranno l’indulgenza plenaria coloro che prenderanno parte a un momento di preghiera o riconciliazione visitando devotamente qualsiasi luogo giubilare. Tali luoghi sono rinomati non solo per il loro valore religioso, ma anche artistico. Le architetture di piazze e basiliche, per esempio, sono state ampliate e rinnovate per accogliere i pellegrini. La Basilica di San Pietro, simbolo della cristianità, ha visto il suo completamento proprio in occasione del Giubileo del 1600, quando Papa Clemente VIII incaricò il Bernini di progettare la maestosa piazza antistante, concepita come un abbraccio accogliente per i fedeli. La colonnata, con le sue colonne che sembrano stringere in un abbraccio i pellegrini, è uno degli esempi più emblematici di come l’arte possa essere funzionale e spirituale allo stesso tempo. Oltre alle quattro Basiliche di Roma con le loro porte sante, si distinguono la Basilica Papale minore di Assisi di San Francesco – capolavoro del medioevo con affreschi di Giotto, Cimabue, Cavallini e altri -, o la Basilica Pontificia della Madonna di Loreto – gemma dall’architettura rinascimentale e che custodisce, in una delle sue sagrestie, un raffinato e ben conservato ciclo di affreschi del pittore Melozzo da Forlì, di cui ci rimangono poche opere.
Tornando a Roma, non si può non menzionare il complesso della Scala Santa, accanto alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Secondo la leggenda, Elena, la madre dell’imperatore Costantino, portò dalla terra santa gli scalini che Gesù salì al cospetto di Ponzio Pilato. Lo straordinario santuario fu realizzato a fine ’500 per volere di papa Sisto V, che affidò i lavori all’illustre architetto Giacomo Fontana e a un’equipe di artisti tra cui spiccano Cesare Nebbia, Paul Bril, Paris Nogari, che ricoprirono le pareti di affreschi raffiguranti storie bibliche. Nel 1903 Papa Leone XIII, poco prima della morte, decise di aprire per motivi di studio la grande cassa di cipresso posta sotto l’altare nella Cappella di San Lorenzo del Sancta Sanctorum: al suo interno fu rinvenuto un tesoro straordinario. Reliquie e reliquiari preziosissimi legati a Cristo e ai primi martiri, provenienti per lo più dalle sponde orientali del Mediterraneo: dai sandali di Nostro Signore alle teste delle sante Agnese o Prassede, fino alle pietre della Terra Santa.
Al Giubileo si deve anche uno dei prodotti più famosi della mano di Caravaggio: la cappella di Contarelli in San Luigi dei Francesi. Si era ormai alla vigilia dell’Anno Santo del 1600. Il Cardinal del Monte, seguendo le volontà testamentarie del cardinale Mathieu Cointrel, chiese che, per quell’anno, la cappella fosse completata, in modo da presentarla anche ai tanti pellegrini che sarebbero giunti a Roma, particolarmente ai francesi. Il giovane Caravaggio riuscì nell’impresa, completando in tempo le tre storie di San Matteo: a sinistra, la “Vocazione di Matteo”; a destra, il “Martirio di San Matteo”; al centro, sull’altare, al momento c’era una statua di Jacob Cobaert, che non piacque e fu sostituita da una terza tela caravaggesca, “San Matteo e l’angelo”; la quale, a sua volta, nemmeno piacque e venne finalmente sostituita dall’attuale. Le tre tele sbalordiscono per la loro teatralità, per i giochi di luci e ombre, per la contemporaneità dei personaggi, dipinti dal vero. La vocazione di Matteo affascina anche per la sua ambiguità: il Cristo solleva la sua mano, invitando Matteo a seguirlo, ma l’indicazione è piuttosto ambigua: Caravaggio gioca con la prospettiva, e lascia noi spettatori nel dubbio. Chi è Matteo? Il giovane ragazzo sbarbato dal cappello piumato? Oppure la figura che siede accanto a lui, da barba e capelli rossi, che pare alzare il dito e indicare verso di lui come per dire “Chi, io?”. Tuttavia, Caravaggio è di nuovo ambiguo: l’indice potrebbe indicare qualcun altro, ovvero il giovane ragazzo che sta contando le monete, seduto in fondo al tavolo all’esatto opposto di Cristo. Caravaggio ci mostra un Matteo come un giovane esattore delle tasse che è ancora ignaro della chiamata che di lì a poco avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
Il Giubileo, con il suo significato di perdono e rinnovamento spirituale, ha sempre rappresentato anche un’occasione di riflessione sull’arte stessa, sul suo ruolo nella vita religiosa e sociale. Le opere d’arte prodotte per i Giubilei non solo erano destinate ad adornare luoghi sacri, ma anche a suscitare un’esperienza emotiva nei fedeli. In questo senso, l’arte diventa uno specchio dell’anima, capace di condurre chi la osserva a una dimensione più alta e spirituale, rendendo il pellegrinaggio un’esperienza ancora più profonda.


