A dicembre 2024 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legge “Caivano bis”. Il primo decreto fu approvato nel settembre del 2023 per la città di Caivano, una delle maggiori piazze di spaccio d’Europa, dopo lo scandalo degli abusi sessuali su due ragazze minorenni. Si tratta di un provvedimento straordinario, che, nelle sue misure più importanti, inasprisce le pene e i percorsi rieducativi per i reati commessi dai minori e nomina un commissario straordinario per la gestione dei fondi stanziati dal decreto (si parla di un totale da 180 milioni). Il fine sarebbe quello di creare un sistema di riqualificazione urbana, di contrasto alla criminalità e alla dispersione scolastica per altre sette tra comuni, aree residenziali e quartieri d’Italia colpiti da questi fenomeni. La delibera deve ancora passare per le due Camere del Parlamento, ma ha già suscitato aspre polemiche tra i residenti delle aree interessate.
Una delle zone che più si è fatta sentire è stata quella del Quarticciolo di Roma. La borgata nella zona sud-est della Capitale ha alzato la voce per esprimere dei dubbi sulle misure previste, che hanno ottenuto pochi risultati nel comune campano, come dimostrano numerose inchieste realizzate sul tema. Tra le diverse realtà del posto coinvolte, c’è stata anche la palestra popolare, da anni attiva nella vita di quartiere e impegnata a denunciare l’abbandono da parte delle istituzioni.
La Palestra Popolare del Quarticciolo offre corsi sportivi di boxe per tutti, aiuto sociale agli abitanti e costituisce un’alternativa per i ragazzi che vivono nella borgata. L’iniziativa nasce nell’agosto del 2015 con un’occupazione giovanile di un ex locale caldaie di proprietà dell’ATER (l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale, della Regione Lazio), prima di allora abbandonato per più di vent’anni. La palestra è stata inaugurata nel settembre del 2016, dopo poco più di un anno di ristrutturazioni, rese possibili anche grazie all’aiuto dei residenti.
Le difficili condizioni hanno radici profonde già a partire dalla sua origine. Il nome dell’area urbana viene dalla contrazione della parola ‘Quarto’, trovandosi a circa quattro miglia (6,4 km) da Porta Maggiore (uno dei maggiori punti di riferimento vicino al centro di Roma, e spartiacque tra più vie principali). Il suo primo centro abitato venne costruito tra il 1939 e il 1940, completato solo nel 1943, in una zona del tutto rurale dell’Agro Romano, la campagna che circondava il centro abitato della città. Fino ad allora, quella porzione di Roma non conosceva processi di urbanizzazione ed era legata all’agricoltura. L’isolamento deriva anche dalle scelte architettoniche con cui il quartiere fu pensato: nato dall’idea dell’ingegnere Roberto Nicolini per conto dell’IFACP, l’ente incaricato della costruzione di case popolari dell’epoca, fu pensato per essere fornito di tutti i servizi pubblici e privati necessari per renderlo autosufficiente e distaccato dal resto della città, ospitando al proprio interno dissidenti politici, relegati e trasgressori della legge. Questa condizione di marginalità, nonostante la vicinanza ad una strada principale come via Togliatti, pesa ancora sul quartiere.
Le linee d’azione della palestra sono molteplici, senza scopo di lucro e si muovono lungo l’asse della solidarietà. Il sostegno primario è di tipo sportivo. Come ci racconta Francesco Troya, tra i gestori della Palestra Popolare e abitante del quartiere, il centro sportivo ha lo scopo di “offrire uno spazio alternativo nel quartiere Alessandrino; uno spazio vissuto da tutti i ragazzi e gli abitanti”, con un’attenzione maggiore all’attività sportiva. Come palestra hanno degli obiettivi concreti: “Quest’anno, per esempio, un nostro atleta ha vinto il campionato regionale, arrivando fino alle fasi nazionali. Siamo una realtà sportiva importante a Roma”. Col tempo sono diventati “un punto di riferimento per i ragazzi e per i bambini. Io seguo il corso dei bambini dai 5 ai 9 anni, ma ci sono anche i turni per quelli dai 10 ai 13 anni e per il gruppo di amatori, formato da sessanta persone. Siamo una realtà effettiva per il Quarticciolo, ma anche per tutta Roma: un sacco di gente viene anche da fuori per allenarsi qui”. Sempre nel contesto della palestra “organizziamo eventi, riunioni pugilistiche in piazza, dibattiti con pugili professionisti, come è stato, per esempio, quello con Irma Testa (medaglia di bronzo a Tokyo 2020) e Sirine Charaabi (medaglia d’argento ai campionati mondiali di pugilato dilettante femminile del 2023), che hanno partecipato anche alle scorse Olimpiadi di Parigi. Siamo una realtà che riesce a coinvolgere il mondo esterno e a portarlo al Quarticciolo”.
All’attività fisica si aggiunge anche l’assistenza materiale e sociale. I problemi attuali, continua Francesco, sono causati “dall’abbandono delle istituzioni. Nel corso degli anni, i politici si sono affacciati qui solo nei periodi di campagna elettorale, promettendo cose mai realizzate: dalla ristrutturazione delle palazzine residenziali, alla riconversione del Mercato di via Locorotondo in un asilo (mai costruito), fino all’abbandono della piscina comunale Azzurra 7. Ci sono, quindi, tante sfaccettature in cui si riconosce il disinteresse delle istituzioni. Il fatto che, in questi anni, siano nati un comitato di quartiere, una palestra, un doposcuola, una micro-stamperia e un ambulatorio popolare penso che sia una sorta di miracolo. La popolazione si è rimboccata le maniche ed è riuscita a tirare su una realtà riconosciuta da tutta Italia. Noi siamo stati il primo passo”. La palestra segue e aiuta il quartiere in tutte le sue necessità. In questi dieci anni, ha sostenuto gli abitanti anche per quanto riguarda i rapporti con l’ATER (l’ente preposto alla costruzione e all’assegnazione delle case popolari sul territorio di Roma), gli sfratti e le richieste di pagamento.
Passando al tema caldo del Decreto Caivano, Francesco ci spiega che le resistenze provengono dal fatto che è “un modello che non funziona. La zona di Caivano non è stata rivalorizzata. La criminalità continua ad esserci, gli spazi costruiti sono deserti, pur avendo speso tanti soldi. Quando abbiamo sentito che volevano destinare dei fondi per la periferia tutti noi eravamo contenti, certo, però, non ci aspettavamo che, per dare nuova vita al quartiere, partissero dalle cose che funzionano e che l’hanno tenuto in piedi. Il comitato di quartiere (Quarticciolo Ribelle), per esempio, durante il lockdown faceva le distribuzioni alimentari, quando non c’era un soldo. Secondo noi, partire agendo sullo sgombero delle case e dell’ex questura, dove risiede il Doposcuola, sembra assurdo. Non hanno coinvolto nessuna delle voci che rappresentano il quartiere, facendoci sentire esclusi. Il Governo e la Regione hanno l’arroganza di voler intervenire in un quartiere che hanno abbandonato, senza voler consultare chi abita in quel posto e le associazioni che cercano di riparare all’abbandono scolastico, di contrastare lo spaccio e di portare avanti l’attività socio-culturale della zona” Inoltre “militarizzare un quartiere, senza offrirgli delle realtà alternative, non contrasterà la criminalità e non lo renderà più sicuro. A noi sta a cuore la sicurezza, al contrario di come qualcuno ha provato a sostenere. Ogni giorno ci sono interventi delle forze dell’ordine, ma non risolvono nulla, perché, dopo pochi minuti, ritornano le situazioni di illegalità. Diciamo questo perché abitiamo il quartiere”. Le azioni da cui partire, pertanto, sarebbero quelle di “ricostruire la piscina, ristabilire l’asilo nido, riaprire la scuola primaria e dell’infanzia Pirrotta, ridimensionata (e, da poco, anche chiusa) e ristrutturare le case che cadono a pezzi. Le cose da fare ci sarebbero, al posto di pensare agli sgomberi delle case delle persone che non hanno alternativa, come per l’ex questura che ospita numerose famiglie”.
La Palestra Popolare del Quarticciolo, come ci ha raccontato lo stesso Francesco, cresce e ottiene ottimi risultati su scala locale e nazionale, nonostante sia senza scopo di lucro e ottenga un rimborso spese da un bando nazionale. Le sue tariffe mensili di 30 e di 15 euro, rispettivamente per gli adulti e per i bambini, sono in controtendenza rispetto agli standard delle altre palestre di Roma con prezzi molto più alti. “Nelle altre palestre della città ci sono i tornelli per poter entrare e, se non paghi, non ti è più permesso entrare. Noi pensiamo che non sia il modo giusto per portare avanti una realtà sportiva. Chi può, paga. Altrimenti, non obblighiamo nessuno a contribuire”.


