Il Caffè Canova-Tadolini: un contenitore di capolavori artistici sparsi in tutta Roma

Due secoli, quattro generazioni: i Tadolini, un illustre dinastia di scultori canoviani tutta da scoprire partendo da via del Babuino

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Vi dice qualcosa la parola “Tadolini”? Quasi sicuramente no, eppure sono certa che se siete stati a Roma almeno una volta nella vita l’avrete letta e probabilmente anche fotografata!

Si, perché a due passi da Piazza di Spagna, passeggiando su via del Babuino verso Piazza del Popolo, sorge all’angolo con via dei Greci l’elegante Caffè Canova–Tadolini (via del Babuino 150 A/B). Non una semplice caffetteria,  ma un vero e proprio Museo riconosciuto dal Ministero della Cultura, come suggerisce il grande stendardo purpureo che sovrasta l’ingresso, dov’è scritto a grandi caratteri dorati: “Museo Atelier Canova–Tadolini” (fig. 1).

Ci troviamo dinanzi all’antico studio dello scultore Antonio Canova (Possagno, 1757-Venezia, 1822), il genio del Neoclassicismo, che qui lavorò affiancato dall’abile allievo Adamo Tadolini (Bologna, 1788 – Roma, 1868), poi divenuto suo collaboratore. In questa sede il giovane bolognese ricoprì il ruolo di capo bottega dal 1813-1814 fino alla morte del maestro occupandosi, altresì, di portare a termine le opere canoviane e trarne delle copie in gesso destinate alla vendita. Poco prima della sua scomparsa, nel 1818, Canova lasciò l’atelier al promettente Tadolini, che di lì a poco sarebbe entrato a far parte delle più importanti Accademie d’arte del tempo, quali la Pontificia Insigne Accademia dei Virtuosi al Pantheon (nel 1821) e l’Accademia Nazionale di San Luca (nel 1825); entrambe tutt’oggi attive.

L’attuale Museo-Atelier è stato la sede operativa di ben quattro generazioni di scultoriAdamoScipione (Roma, 1822-1893), Giulio (Roma, 1849-1918) ed Enrico (Roma, 1884-1967), ultimo discendente della dinastia. La sua fortunata posizione si deve, tra l’altro, alla presenza della famosa Fontana del Babuino, così ribattezzata dal popolo romano che, per il suo sgradevole aspetto, ravvisava nella statua la figura di una scimmia. Tale denominazione divenne talmente popolare da determinare persino la ridenominazione della strada: da via Clementina – poiché aperta da papa Clemente VII de’ Medici (1523-1534) – a via del Babuino. La fontana, oggi addossata alla parete dell’edificio ospitante il Caffè-Museo, sulla sinistra rispetto al suo ingresso, è costituita da una vasca di epoca romana in granito grigio, sulla quale poggia una statua in tufo, a grandezza naturale, raffigurante un Sileno semidisteso. La testa marmorea, evidentemente non pertinente al corpo tufaceo grezzo, apparteneva alla scultura antica del Sileno. Nella tradizione popolare romana, la statua del Babuino è entrata a far parte del gruppo delle cosiddette “statue parlanti” (insieme a Pasquino, Marforio, Madama Lucrezia e Abate Luigi), sulle quali si era soliti affiggere le lamentele anonime dei romani, note come pasquinate.

Dopo oltre 35 anni di chiusura, lo studio ha riaperto al pubblico alla fine del 2003, in seguito ad un attento intervento di recupero voluto dai Benucci, attuali proprietari dell’immobile e dell’attigua Galleria d’arte antiquaria. Sita in via del Babuino 150/C, anch’essa gode di una prestigiosa sede, poiché occupa gli spazi delle storiche arazzerie Eurolo e Uroli, adiacenti la Chiesa di Sant’Atanasio dei Greci. Ricordiamo che si tratta di una zona di Roma dalla forte connotazione artistica, storicamente legata a via Margutta e alle sue numerose botteghe d’arte e d’artigianato, espressione di “nobile semplicità e quieta grandezza”, come scrisse il tedesco Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), uno dei maggiori storici dell’arte di tutti i tempi.

Nel rispetto dei materiali e delle strutture sette e ottocentesche, si è deciso di conservare l’originaria atmosfera propria dello studio d’artista, in cui si affollano senza una precisa disposizione i gessi dei quattro Tadolini, insieme ad alcuni di Canova e del celebre scultore daneseBertel Thorvaldsen (1770-1844) (fig. 2). Un affascinante caos ben percepibile dagli scatti dei fratelli Vasari, fondatori del celebre studio fotografico romano specializzato nella riproduzione di opere d’arte, che immortalarono gli interni dell’atelier nel tardo Ottocento – in parte conservati presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma (fig. 3).

In quegli ambienti, tra busti di principesse, papi e imperatori, altorilievi, monumenti equestri, esercitazioni anatomiche ed eleganti Veneri, è possibile sorseggiare un thè caldo accompagnato da ottimi biscottini al burro, stuzzicare un aperitivo oppure gustare un piatto tipico della tradizione culinaria romana. Non siate timidi, con cortesia e gentilezza il personale di sala vi consentirà di fare un breve giro tra le stanze, ognuna dedicata ai membri dell’illustre stirpe di scultori.

Noterete, sulle pareti, antiche fotografie incorniciate assieme a ritagli di giornale e copie di documenti storici. Da segnalare sono senza dubbio la copia del contratto di locazione dello studio, firmato da Canova a favore di Adamo (la cui versione originale è conservata nell’Archivio Tadolini), e lo scatto illustrante la visita del Re Vittorio Emanuele III presso l’atelier nel 1927. Seguendo la tradizione di famiglia, nell’ambito della quale Giulio Tadolini ricopriva l’incarico di ritrattista ufficiale di casa Savoia, il sovrano commissionò ad Enrico il proprio busto-ritratto. Particolarmente significative per comprendere l’importanza del luogo sono, inoltre, le vecchie fotografie ritraenti il Gruppo dei Romanisti,  uomini appassionati della cultura locale che avevano eletto lo studio di Enrico sede temporanea delle loro riunioni, fino a quel momento svolte presso il vicino Caffè Greco, in via dei Condotti.

I membri del Gruppo, diversi per formazione, cultura e professione, sono ancora oggi legati dalla stessa curiosità e dal comune desiderio di indagare il passato dell’Urbe. Tale spontanea iniziativa è confluita nella pubblicazione di vari contributi riuniti all’interno di un volumetto noto come “Strenna dei Romanisti”, la cui prima copia viene tutt’oggi consegnata al sindaco della Capitale (dal 1940) il 21 aprile di ogni anno, in occasione dell’anniversario della nascita di Roma – il cosiddetto Natale di Roma. L’unica volta in cui non venne organizzata la cerimonia di consegna in Campidoglio fu nel 1967, allorché i Romanisti preferirono evitare le celebrazioni in ossequio all’amico e collega Enrico Tadolini, scomparso poco prima. Così si espressero i membri del Gruppo dopo la morte del caro Enrico: E’ il nostro fervido augurio che lo studio Tadolini, campo di battaglia per la difesa dell’arte figurativa, gipsoteca di notevole interesse storico artistico e “antro dei Romanisti”, possa continuare a vivere, pur senza le risonanze dello scalpello, come testimonianza di ideali plastici di perenne validità.

Osservando oggi l’atelier Canova-Tadolini, non si può certo dire che gli auspici dei Romanisti siano stati disattesi. Visitando il sito web del Caffè-Museo cliccando sul seguente link https://www.canovatadolini.com/ potrete fruire di un virtual tour e avere, così, un’idea della magnifica location, custode della memoria artistica di oltre due secoli. Un luogo certamente insolito, estraneo ai tradizionali circuiti turistici, che vi consiglio di visitare, specialmente se siete appassionati d’arte.  

La consumazione al Canova-Tadolini è, in realtà, un’ottima scusa per andare alla scoperta della vastissima produzione di questi scultori, attivi a Roma ma anche all’estero. Le loro opere ornano, infatti, moltissimi luoghi iconici della Capitale, a partire dalla vicina Piazza di Spagna, dove tra le sculture alla base della Colonna dell’Immacolata Concezione vediamo il Re David, l’ultimo monumentale lavoro di Adamo (1855-56).

Le tappe di questo ideale itinerario tadoliniano sono costituite per lo più dalle maggiori chiese romane, come S. Pietro, S. Giovanni in Laterano, S. Marcello al Corso, S. Andrea della Valle, S. Spirito in Sassia, ma anche notevoli musei, quali il Museo Napoleonico, il Museo di Roma in Palazzo Braschi e la Galleria comunale d’arte moderna – tutti accessibili gratuitamente se titolari della MIC Card, poiché appartenenti al Sistema Musei di Roma Capitale. Se vi capita poi di passeggiare sul Gianicolo e sul Pincio o di passare dal Pantheon, dov’è sepolto il celebre artista rinascimentale Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520), incontrerete altri notevoli lavori dei Tadolini, come il busto bronzeo dell’Urbinate collocato sulla sua tomba nel tardo Ottocento.

La scomparsa di Enrico, ultimo dei Tadolini, nel 1967, segnò la fine della feconda attività portata avanti ininterrottamente da quattro generazioni di scultori. Al fine di conservarne l’operato nella memoria collettiva, egli donò alcune opere dei suoi avi al già citato Museo romano in Palazzo Braschi, a piazza Navona, dove l’anno seguente venne celebrato il 150° anniversario dell’Atelier Canova-Tadolini.

Tra i suoi maggiori lavori ricordiamo il monumento al card. Pietro Gasparri (https://youtu.be/uKjjmv9siNE), che sottoscrisse i Patti Lateranensi nel 1929, collocato all’interno della Basilica di S. Giovanni in Laterano (1942) e l’enorme statua di Santa Francesca Saverio Cabrini (1947), installata in una nicchia superiore del transetto destro nella Basilica di S. Pietro (fig. 4). Quest’ultima, nota per essere la santa degli emigrati italiani, visse per molti anni in America dove svolse opera missionaria fondando scuole e chiese finché la morte la colse nel 1917 nel Columbus Hospital a Chicago. Qui si trova, infatti, una copia della scultura vaticana, commissionata a Enrico nel 1949. Di recente, è stata poi inaugurata una statua ritraente la santa, portata direttamente dagli Stati Uniti in occasione dell’anno giubilare e installata nei giardini della Basilica di S. Paolo fuori le mura a Roma, al fine di ricordare la sua grande capacità di riunire le persone attraverso i continenti.

Non vi resta, dunque, che approfittare di queste belle giornate primaverili per fare una rilassante passeggiata nel cuore di Roma e passare dal Caffè Canova-Tadolini, un elegante scrigno di capolavori che potrete rincontrare nei luoghi più rappresentativi della città.

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