La Gioconda tornerà mai in Italia?

“Ridateci la Gioconda” “I francesi ce l’hanno rubata”, eppure? Quanto volte abbiamo sentito queste affermazioni?

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Magari nel tardo pomeriggio, davanti a una birra, in compagnia del nostro gruppo di amici.

O vaghe reminiscenze dei mondiali del 2006, quando battemmo la Francia nella finale dei mondiali di calcio.

Sono affermazioni che racchiudono in sé il rapporto tra Italia e Francia. Una relazione storica, tormentata, fatto di amore e di odio, di rispetto e di invidia. La rivalità tra Francia e Italia pervade ogni ambito, dal vino alla moda, dalla gastronomia al design, fino ad arrivare all’arte.

Il quadro più famoso del mondo è il simbolo di questa rivalità, l’oggetto di rivalsa contro i nostri cugini francesi, accusati di avercelo rubato e di sfoggiarlo immeritatamente davanti ai quasi 10 milioni di turisti che ogni anno si recano al Museo del Louvre. Il più noto portavoce di questa credenza è sicuramente Vincenzo Peruggia, l’imbianchino che nel 1911 rubò la tela dal Louvre con un (presunto) intento patriottico di riportarla in Italia, credendo erroneamente che Napoleone l’avesse rubata. Fu arrestato due anni dopo a Firenze, nel tentativo di venderla ad un antiquario locale. Sicuramente il furto di Peruggia contribuì a rendere la Gioconda il quadro più famoso del mondo.

Diversamente da quanto Peruggia o qualche suo moderno ammiratore possa pensare, la storia non si siederebbe a difesa dell’Italia in un eventuale processo contro i francesi per la restituzione della Gioconda. Leonardo da Vinci spese i suoi ultimi anni di vita in Francia. A seguito dei suoi scarsi successi in Italia si rifugiò da Francesco I, che lo accolse come primo pittore del re. Si potrebbe definire uno dei primi cervelli in fuga, costretto a lasciare la propria patria e cercare fortuna all’estero; un precursore vittima di una piaga ancora tristemente attuale, quella della fuga dei cervelli, che cinquecento anni dopo colpisce ancora il nostro paese.

Leonardo aveva dei quadri con lui, tra cui la Monna Lisa, che venne successivamente acquistata da Francesco I. L’opera non è stata vittima di alcun furto e in Francia rimarrà fino ai giorni nostri (anzi, paradossalmente l’unico furto subìto porta la firma di un italiano, che ha anche rotto la continua permanenza del quadro in terra francese). L’artista è nato nella Repubblica di Firenze, in un’Italia che non esisteva ancora come stato, ma era un territorio in cui si estendeva un mosaico di diversi stati, ognuno con la propria identità ed indipendenza. È assodato che la sua arte è espressione del Rinascimento, e che rappresenta l’Italia agli occhi del mondo insieme a Raffaello, Michelangelo, ed altri grandi artisti. Ma l’Italia è già densa di capolavori “autoctoni”, e nonostante ciò non riusciamo comunque a valorizzarli abbastanza. I dati dimostrano una scarsa partecipazione culturale, e i depositi dei luoghi culturali strabordano di opere interdette alla fruizione. La famosa “italianità” della Monna Lisa non è una ragione sufficiente e neanche ragionevole per richiederla indietro. Bisogna considerare che la Gioconda è diventata parte integrante della storia e dell’identità francese, l’icona del Museo del Louvre e della Francia; entrerebbe in gioco il rischio di causare non pochi problemi diplomatici con uno dei più importanti paesi europei.

Quindi alla domanda “La Gioconda tornerà mai in Italia?” la risposta è sicuramente no.

Le vere domande che dovremmo porci sono, invece, “Perché mai la Gioconda dovrebbe tornare in Italia?”, “C’è un bisogno reale che l’opera ritorni in Italia?”

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